martedì 18 dicembre 2012

Quanto può essere violento un "Ti amo", se a dirlo è la mente?

Quanto può essere violento un "Ti amo", se a dirlo è la mente?

Quanto è realmente la sottolineatura di uno stato traboccante dell'Essere, che trova canale di sfogo in una creatura affine con la capacità di accogliere e capire questa forza?
Quanto questa forma verbale viene davvero utilizzata consapevolmente per ridondare una manifestazione benevola, comunque troppo grande e potente per non essere già evidente?
Quante volte è il cuore a usare la voce come ulteriore valvola di sfogo per un'energia così incontenibile?

Quante volte, invece, questa formula magica viene strumentalizzata dalla mente, in maniera spesso inconsapevole, con il fine di manifestare indirettamente delle paure, dei bisogni dell'ego, e a volte per cercare di creare una rete di vincoli che inchiodino l'altra persona a se, facendo leva su sentimenti come sensi di colpa, pena o sensazione di essere in debito?

Ti amo (non mi lasciare)
Ti amo (devi fare altrettanto)
Ti amo (non ferirmi)
Ti amo (rassicurami)
Ti amo (non distrarti d me)

Siamo in grado lasciar dire al cuore: "Ti Amo." ?
e, invece: "Amo." ?
e: ""?

Cosa ne pensate?

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